Crollo delle criptovalute: 9,5 miliardi di dollari svaniscono dopo la minaccia di dazi tra USA e Cina

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Tempesta sui mercati: in 24 ore spariscono 9,5 miliardi di dollari

Il mondo delle criptovalute ha vissuto una giornata da incubo. In appena 24 ore, sono andati in fumo oltre 9,5 miliardi di dollari, un’ondata di liquidazioni che ha travolto più di un milione e mezzo di trader in tutto il mondo.
A scatenare il panico non è stato un problema tecnico o un nuovo scandalo nel settore, ma qualcosa di molto più “terreno”: la politica.

Un annuncio di Donald Trump, tornato alla Casa Bianca, è bastato per far tremare gli investitori. Il presidente americano ha infatti minacciato di imporre dazi del 100% sulle importazioni dalla Cina, in risposta a una nuova legge di Pechino che limita l’esportazione di materiali rari, fondamentali per produrre batterie, chip e tecnologie avanzate.

Parole che, in pochi minuti, hanno attraversato i mercati come una scossa elettrica. Le borse hanno cominciato a oscillare, ma è nel mondo digitale delle criptovalute che l’effetto è stato più violento.


Il mercato cripto travolto dal panico

Nel giro di poche ore, il mercato ha perso quasi il 10% del suo valore complessivo, passando da circa 4,2 a 3,8 trilioni di dollari.
Bitcoin, da tempo stabile sopra i 122.000 dollari, ha ceduto fino a 113.000, toccando in alcuni momenti perfino la soglia dei 102.000 dollari.
Ethereum ha seguito la stessa sorte, scivolando insieme a decine di altri token in un’ondata di vendite incontrollate.

Ma il numero che ha fatto più scalpore è quello delle liquidazioni: oltre 9,55 miliardi di dollari bruciati in posizioni chiuse forzatamente.
Più di 8 miliardi provenivano da scommesse “long”, cioè da chi puntava sul rialzo dei prezzi, mentre circa 1,5 miliardi hanno colpito le posizioni “short”.

Per molti analisti, si tratta di una delle più grandi liquidazioni della storia del mercato cripto, un evento paragonabile ai crolli del 2022 o al crash di FTX.


Bitcoin e Ethereum in prima linea nella caduta

Bitcoin ha guidato la discesa, perdendo più del 15% del suo valore in meno di un giorno.
La regina delle criptovalute, che solo un mese fa sembrava avviata verso nuovi massimi, si è trovata improvvisamente risucchiata in una spirale di vendite.
Anche Ethereum, la seconda moneta digitale per importanza, ha perso terreno in modo simile, confermando quanto l’intero ecosistema cripto resti interconnesso e fragile di fronte a shock esterni.

A peggiorare la situazione, l’effetto leva: molti trader avevano posizioni finanziate a debito, e quando i prezzi hanno cominciato a scendere, i sistemi automatici delle piattaforme di scambio hanno liquidato i loro conti per coprire le perdite.

Un’operazione di trading in particolare ha fatto notizia: una posizione su BTC/USDT da oltre 87 milioni di dollari è stata chiusa d’ufficio, segnando una delle liquidazioni più grandi mai registrate in un singolo giorno.


Dalla Casa Bianca alle borse: l’effetto domino dei dazi

La minaccia di nuovi dazi commerciali ha colpito tutti i mercati, ma le criptovalute sono state le prime a cedere.
Negli ultimi anni, infatti, molti investitori avevano cominciato a considerare Bitcoin come una sorta di “oro digitale”, una riserva di valore capace di resistere alle crisi.
Ma questa volta la realtà è stata diversa: invece di essere un rifugio, Bitcoin si è comportato come un asset rischioso, seguendo il nervosismo globale.

Le parole di Trump sono arrivate in un momento delicato. La Cina, già impegnata a difendere la sua economia interna, aveva appena annunciato una stretta sull’esportazione di elementi rari — materiali strategici per l’industria tecnologica americana.
La risposta di Washington non si è fatta attendere. La minaccia di dazi ha riacceso i timori di una nuova guerra commerciale, e i mercati hanno reagito di conseguenza.


Trump corregge il tiro, ma il danno è fatto

Qualche ora più tardi, Trump ha provato a calmare gli animi.
Ha dichiarato di essere “aperto a un incontro” con il presidente cinese Xi Jinping e di poter rinunciare ai dazi se Pechino tornerà sui suoi passi entro il 1° novembre.
Ma il mercato, nel frattempo, era già stato travolto.

Quando le parole di un leader mondiale arrivano in un momento di alta esposizione e leva finanziaria, bastano pochi minuti per innescare un effetto valanga.
Le piattaforme di trading hanno cominciato a chiudere automaticamente le posizioni, le vendite si sono moltiplicate e in poche ore le criptovalute più importanti hanno perso in media tra il 10 e il 15% del loro valore.

Molti piccoli investitori si sono ritrovati tagliati fuori, mentre i fondi istituzionali hanno preferito ritirarsi temporaneamente in attesa di chiarezza.


La lezione: il rischio politico pesa più dei grafici

Questo episodio ha ricordato a tutti quanto il mercato delle criptovalute resti strettamente legato agli eventi geopolitici.
Nonostante la narrativa che vuole Bitcoin come “bene indipendente dalle banche centrali”, la verità è che il settore digitale è ancora molto sensibile alle decisioni dei governi e alle politiche economiche globali.

Gli analisti sottolineano che non si tratta solo di speculazione o di paura: la crescente presenza di investitori istituzionali ha reso il mercato cripto parte integrante dell’economia globale.
Ciò significa che, in periodi di tensione, anche le criptovalute vengono vendute come qualsiasi altro asset rischioso.

“Quando la politica entra in campo, la logica finanziaria esce dalla finestra”, ha commentato un analista del settore. E guardando i numeri, sembra proprio così.


Cosa aspettarsi adesso: stabilità o nuove scosse?

Gli esperti non escludono nuovi scossoni nei prossimi giorni.
Molto dipenderà dall’evoluzione dei rapporti tra Washington e Pechino, ma anche dalle prossime mosse della Federal Reserve, che potrebbe intervenire per evitare ulteriori turbolenze sui mercati.

Dal punto di vista tecnico, Bitcoin dovrà difendere il supporto tra i 100.000 e i 105.000 dollari: una rottura sotto questi livelli potrebbe aprire la strada a un calo ancora più marcato.
Se invece riuscirà a tornare sopra i 115.000 dollari, potremmo assistere a un lento recupero.

Ethereum, dal canto suo, dovrà riconquistare la soglia psicologica dei 3.000 dollari per rassicurare gli investitori.

Nel frattempo, il mercato sembra ancora sotto shock. Gli scambi restano elevati, ma la fiducia ha subito un duro colpo.


Un mercato più maturo, ma ancora vulnerabile

Nonostante la crescita e l’adozione istituzionale, il mondo delle criptovalute resta fragile.
Episodi come questo ricordano che, al di là della tecnologia, il prezzo di Bitcoin e degli altri asset digitali è ancora fortemente influenzato dall’umore dei mercati e dagli eventi globali.

Molti investitori di lungo periodo vedono però in questi momenti un’opportunità: eliminare le posizioni speculative e ripartire su basi più solide.
Ogni “crollo” nel mondo cripto, infatti, è sempre stato seguito da una fase di riorganizzazione e — spesso — da nuove corse al rialzo.

Ma una cosa è certa: in un’economia interconnessa come quella di oggi, basta una frase di un presidente per spazzare via miliardi di dollari e cambiare il destino dei mercati digitali nel giro di poche ore.

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